lunedì 15 maggio 2017

Quell'equilibrio

                            foto dal web


Quando ti trasferisci in una nuova città da adulto, non è facile fare nuove amicizie. Non è colpa dell'essere esigenti, del posto, delle persone, della mentalità più o meno chiusa...è che gli altri hanno le loro vite, i lori impegni, i ritmi, le abitudini e non è facile inserirsi, costruire quella che per me è una amicizia vera.
A Castelbellino e dintorni ho diverse conoscenze, alcune davvero buone, persone alle quali so che mi potrei rivolgere se mi trovassi in difficoltà.
Ma non ho una vera amica. Credo non si offenda nessuno se dico questo. La mia amica sta a Firenze. E lei sa tutto di me.
Qualche  giorno fa, una donna un po' più giovane di me, che io avrei definito una conoscente, mi ha invitato a prendere un caffè per parlarmi un po'. E mi ha confidato tutto d'un fiato la storia d'amore che ha vissuto in questi mesi, appena finita, tristemente per lei.
Mi sono inizialmente stupita...non me lo aspettavo, che riponesse tanta fiducia in me...ma tu Lu, mi ha detto, sai ascoltare e sei sensibile.
Ha ragione, è da sempre la mia croce e delizia...le vite degli altri non mi lasciano mai indifferente, le cose belle e brutte che capitano agli altri mi entrano dentro, vanno in risonanza col mio cuore e la mia testa, le sento sulla pelle, inizio a compatire, in senso etimologico, gioisco e soffro. E penso, ripenso, rifletto...ascolto e cerco di aiutare, se posso.
Tornando a questa donna, non racconterò troppo, per discrezione ovviamente, ma ci sono cose che mi ha raccontato che mi hanno profondamente colpita e intristita (non ti bastano le tue di gatte da pelare, mi chiederà qualcuno?) e fatta riflettere. 
Sul lasciarsi andare, sui nostri meccanismi mentali, sul fidarsi di e affidarsi a qualcuno, completamente, senza riserve, nudi, indifesi, senza schermi...sulle capacità del nostro intuito, sugli scherzi che possono farci la nostra razionalità, il nostro cuore, la nostra parte più fisica e animale...sui bisogni interiori che pensiamo di avere, su quelli che ignoriamo e invece abbiamo...sulla doppiezza e la poca trasparenza degli altri, sull'opportunismo, l'egoismo cattivo, il contrattaccare se messi di fronte alle proprie colpe, lo sparire, il sottrarsi, l'evitare il confronto, lo sgattaiolare, il dire mi dispiace, come se questo bastasse a cancellare tutto, a dare una ripulita, ad alleggerire la coscienza, a continuare a fare la propria vita mentre l'altro, l'altra in questo caso, è sostanzialmente distrutto, solo, triste e disorientato perché è stato scaricato budubuuummm, come la legna dal camioncino in inverno, perché non si fida nemmeno più di se stesso, delle proprie sensazioni, della propria capacità di ragionamento e si sente solo sciocco, stupido, ridicolo, ingenuo, pieno di nostalgia e rimpianti. E rabbia verso di sé. Prima ancora che verso l'altro.
Non ne faccio una questione di genere...so che tutti uomini e donne provano questo dolore. O sono abbastanza stronzi da infliggerlo prima o poi o più volte, nella loro vita.
"Avevo un equilibrio, mi ha detto. Mi mancavano un sacco di cose. Ma io non lo sapevo e credevo di essere in equilibrio. Poi a un tratto, per caso, le ho trovate tutte queste cose e pensavo a chi mi diceva, non ti devi accontentare, devi volere di più, prendere le cose che vuoi e al tempo stesso mi dicevo, vacci piano, non le prendere tutte insieme, non sono tue. Ma mi piacevano così tanto e mi facevano stare così bene e mi venivano offerte con tanta generosità e affetto e forse anche amore che me le sono prese tutte. E ho goduto per un po'. Poi come le ho trovate queste cose, me le hanno tolte, senza che io potessi farci niente, perché non erano mie, non potevo decidere io.
E io ora vorrei solo poter trovare un po' di pace e rassegnazione e tornare indietro e riavere indietro quell'equilibrio che avevo. Ma vai a riprenderlo ora, se ti riesce."
E non ho saputo cosa rispondere a lei e a quel dolore smarrito che mi faceva l'eco dentro...quel giorno l'ho solo ascoltata in silenzio.
Ma ci ho pensato a lungo, a più riprese e mi sono sentita triste per lei, incapace di aiutarla.
Ora, a distanza di qualche settimana penso che sia solo questione di tempo, di ragionamento, di rimettere insieme i pezzi, di ricomporre il quadro, di capire che quell'uomo non la meritava, che non era poi tutto 'sto granché di irresistibile e onesto e affidabile e trasparente e altruista e positivo e sano e sincero, che è lui e non lei ad aver perso qualcosa, una possibilità, forse LA possibilità...e lei rinascerà. 
Lo farà e le verrà più semplice di quanto pensi.
Per se stessa. 
E per chi conta su di lei e sta ancora crescendo.
E non sapete quanto ho riflettuto anche io. (Forse dovrei diminuire un po' l'empatia!)
Quanto ho imparato e capito.
E quanto mi sono sentita felice ed orgogliosa e responsabilizzata per essere stata scelta da lei come ascoltatrice e confidente.
Non sono poi così male, in fondo.

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