mercoledì 26 ottobre 2016

Il fascino e lo spleen

Ho un amore odio per l'autunno: mi attrae per i colori, l'idea del cambiamento, del chiudersi di un ciclo, per l'arrivo di nuova frutta e verdura da mettere in tavola, per la possibilità di gustare piatti più adatti alla stagione; ma lo detesto per le giornate grigie, piene di foschia, se non addirittura di nebbia, che mi mettono il magone, una sottile malinconia e, a volte, un filino di ansia.
Come stamani. 
Probabilmente l'autunno non ha nessuna colpa e sono io che ho un po' di cose per la testa che mi fanno sciabordare i pensieri dandomi preoccupazioni...
Mentre guidavo per la mia stradina, mi sono persa a guardarmi intorno, fermandomi più volte, scendendo, osservando, scattando, posando gli occhi sulle piccole cose, ascoltando i rumori degli uccelli fra i gambi secchi dei girasoli, ancora rimasti lì, nei campi e dei trattori che aravano qua e là i fianchi delle colline, attorniati da nugoli di gabbiani...
E ho pensato che il tutto, sopratutto la luce e la scarsa nitidezza del paesaggio, avessero un loro fascino, potente e inspiegabile...e anche lo spleen...non so perché mi è tornato in mente il decadentismo...Baudelaire...forse perché quando leggevo le sue poesie sull'antologia del ginnasio le associavo immancabilmente a un paesaggio indefinito, che non identificavo, ma avvolto nella nebbia...